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Cantina Zanchi, una storia di amore e tradizione che produce qualità

Quella della Cantina Zanchi è una storia di forte tradizione, amore e passione trasmessa di
generazione in generazione, legata al territorio amerino e ai suoi abitanti, che conservano integri i
valori e i principi della tradizione contadina umbra.

Risalendo la via Ortana, che collega Amelia ad Orte e all’autostrada, non si può non rimanere colpiti dal panorama e dalle colline coltivate con cura e perizia che, mano a mano, accompagnano lungo il percorso che conduce fin sotto le mura ciclopiche della città.

La storia della cantina

In cima ad una di queste colline, in perfetta armonia con la natura intorno, si scorge la Cantina Zanchi, la cui storia affonda le sue radici negli anni ’70 quando, grazie ad una intuizione di Licurgo Zanchi, venne acquistato questo bel podere, uno dei tanti di proprietà di una delle antichissime famiglie nobiliari del territorio, i Farrattini.

Sin dai primi anni l’impronta data alla gestione della vigna, recuperata dalle antiche coltivazioni, e la realizzazione dei vini è sempre stata rivolta innanzitutto alla conservazione dei vitigni autoctoni e quindi ai vini tradizionali del territorio.

“Mio nonno e mio padre sono stati tra i primi a credere nel potenziale enologico di questa a zona e a valorizzare i vitigni locali come il Ciliegiolo e la Malvasia”, afferma orgogliosa Flores Zanchi durante il nostro incontro.

“Anche quando il mercato, negli anni ‘80, andava in direzione totalmente differente, mio padre è
rimasto fermo sulle sue e nostre convinzioni che ci contraddistinguono da sempre, continuando a fare vini genuinamente territoriali che esaltassero le caratteristiche dei vitigni locali senza interventi aggressivi in cantina”.

E questa scelta lo ha premiato?

“È stato difficile ma alla lunga ha… abbiamo avuto ragione noi!”, risponde decisa, trasmettendomi quanto sia importante, per lei e per i componenti di tutta la famiglia, questo senso di appartenenza ad un’azienda che va ben oltre il puro fine commerciale e che trascende totalmente il concetto stesso di ‘impresa’.

Attraverso i racconti di Flores riesco a ricostruire come questa Cantina, vero punto di riferimento
per tutto il territorio amerino e non solo, abbia saputo conciliare nel tempo due concetti
fondamentali quali l’autenticità e l’innovazione, dando così dei frutti in grado di cogliere appieno
sia l’importanza della storicità del luogo, ma anche e soprattutto la capacità di rinnovarsi sempre, nel segno della qualità.

Il primo Ciliegiolo in purezza del territorio, così come la Malvasia, la DOC conquistata nel 1984, il
passaggio alla coltivazione e produzione biologica certificata negli anni 2000, il lancio,
raccogliendo l’ennesima sfida lanciata dalla inesauribile vena imprenditoriale di Leonardo e di sua moglie Annamaria, di due bianchi da invecchiamento quali il Maiolo (vincitore del Sole della guida Veronelli) e il Vignavecchia, entrambi sempre più riconosciuti come vini di riferimento della
regione e di conseguenza premiati in molte guide del settore.

“Ma i nostri vini nascono come ‘democratici’ e tali rimarranno sempre, perché devono essere
accessibili a tutti!”, tiene a precisare.

“Ognuno di noi, ogni generazione, cerca di dare qualcosa di sé alla nostra Cantina, di lasciare un
segno che rimarrà nel tempo. Io, mia sorella Flaviana e mio cognato Mario, ad esempio, abbiamo
fortemente voluto la collezione di vini naturali Antichi Cloni, così come spero che i miei nipoti,
Ludovica e Lorenzo un giorno portino il loro contributo realizzando vini che li rappresentino”.

Questa risposta così spontanea e vera, rende più di qualunque altra questo incredibile senso di
appartenenza che coinvolge realmente tutti i componenti della Cantina Zanchi e che ho potuto
constatare di persona pochi giorni dopo, in occasione della manifestazione Cantine Aperte a San
Martino
.

In quella occasione ho potuto toccare veramente con mano non solo la bellezza di un luogo sempre aperto ai visitatori e a chi abbia il desiderio di assaggiare vini di alta fattura e assoluta accessibilità, conoscerne il processo produttivo, respirare gli odori e sapori di questa terra ricca e fertile.

Quel giorno, più di ogni altra cosa, ho potuto respirare la passione e l’amore che tutti loro, familiari e dipendenti, riversano tra le pieghe rugose e dolci delle verdi colline che circondano la cantina e le forniscono la linfa vitale.

Percorriamo il bellissimo viale che ci conduce attraverso la vigna, non prima di aver salutato i daini posti lungo il percorso, accompagnati da Francesco, il cantiniere figlio di Rolando che lo fu,
cantiniere, per Licurgo, e che ci spiega con passione cosa vuol dire realmente ‘biologico’ e
‘biodiversità’ del territorio, dando forma concreta a termini tanto abusati ma forse troppo poco
compresi da noi consumatori.

Nuovi investimenti e progetti per il futuro

Dopo una lunga passeggiata che ci permette di scoprire con la vista gran parte del terreno coltivato, indicandoci un fazzoletto di terra nella collina di fronte, afferma con orgoglio:

“Vedete, laggiù c’è la parte di vigna sperimentale che speriamo venga riconosciuta al più presto,
sarebbe una gioia enorme per tutti i nostri sforzi…”

La vigna sperimentale ha al suo interno vitigni autoctoni in via di estinzione riscoperti nell’ambito
di un progetto di ricerca con l’Università di Perugia e il Parco 3A, custoditi e preservati dalla
famiglia Zanchi in questo fazzoletto di terra sino ad oggi.

Il Tostolello, il vitigno in questione, è al vaglio da tempo del Ministero dell’Agricoltura, ed è forse
il simbolo stesso di un’idea e un modo di sognare e fare viticoltura che ogni componente della
grande famiglia e azienda Zanchi trasmette a chi li osserva.

Ma il vero fulcro di tutto, il deus ex machina di questo piccolo e magico microcosmo, è senza
dubbio Leonardo: ci incrociamo quasi casualmente durante i vari assaggi e passaggi della
manifestazione ed inevitabilmente ci cattura con la sua innata simpatia ed empatia.

In lui ritrovo la cordialità e gentilezza di Flores e di tutta la sua famiglia, il rispetto e la gioia verso
persone qualsiasi venute a rendere omaggio a questa sua creatura così tanto curata ed amata.

Con la sua coinvolgente simpatia inizia a raccontarci aneddoti su aneddoti, le difficoltà e le gioie
vissute negli anni, l’orgoglio di aver creato un’azienda così florida ed importante per la sua
famiglia, mostrandoci uno spirito ed una grinta che va ben al di là della semplice età anagrafica e che senza dubbio è l’anima stessa della Cantina Zanchi.

Cosa vi aspettate dal futuro e quali sono i vostri obbiettivi, chiedo infine a Flores dopo la nostra
lunga chiacchierata.

“Abbiamo tanti progetti in corso, se devo sceglierne uno direi quello di riavvicinare i giovani ad una conoscenza ed un consumo più consapevole che permetta loro di saper distinguere, e quindi apprezzare, un vino di buona fattura. Magari di farlo con l’aiuto dei miei bellissimi nipoti, la nuova generazione della famiglia”.

In questo augurio si racchiude tutto lo spirito della famiglia Zanchi e dei suoi componenti, uno spirito fatto di passione e dedizione rivolta ad un prodotto della nostra cultura enogastronomica
che ci distingue nel mondo e che, oggi come forse mai prima, ci permette di tenere ben ancorate alla nostra terra le migliori eccellenze creative ed imprenditoriali, proiettate al tempo stesso nel resto del mondo come vero orgoglio del territorio umbro e della nostra capacità di fare imprenditoria e creare sogni.

Qualità delle quali la Cantina Zanchi è senza dubbio una meravigliosa testimonianza (visita il sito web).

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