Il fenomeno è nato in Corea del Sud
Oggi parliamo di mukbang, il fenomeno del mangiare in cambio di soldi, nato in Corea del Sud e che ora è diventato un business. Pur essendo piuttosto recente, le sue origini sono datate dieci anni fa, negli Stati Uniti si è trasformato in tendenza per poi raggiungere, negli ultimi anni, anche il Vecchio Continente e l’Italia.
Pensate: si ricevono soldi per fare una cosa solitamente piacevole, ossia mangiare. Non è neanche difficile da organizzare: serve qualcuno che trasmetta un video e ingurgitare una quantità spropositata di qualcosa in molto tempo. Dall’altra parte, ovviamente, ci deve essere chi guarda attraverso il computer o il telefono, che commenta e che premia il mangiatore pagandolo. Il nome deriva dal sudcoreano muk-ja, che significa appunto mangiare, e bang-song, ossia trasmettere.
I piatti possono essere i più svariati: hamburger, pizza o noodles. Ci sono mukbanger che restano in silenzio, lasciando ascoltare il suono di ciò che masticano e succhiano, amplificandoli. Altri chiacchierano con gli utenti mentre mangiano, commentando nei minimi dettagli ciò che stanno mettendo in bocca in quel momento.
Fate attenzione a non confondere questo fenomeno con le gare a chi mangia più hotdog nel minor tempo possibile; qui c’è la condivisione, spesso tra persone solitarie. C’è l’esibizione. C’è il guadagno. I professionisti arrivano a mettere sul conto centinaia di migliaia di euro l’anno. Certo, bisogna avere uno stomaco buono. C’è chi dice che il mukbang abbia un valore terapeutico: nella cultura coreana, infatti, la magrezza significa bellezza, il concetto viene portato all’esasperazione. Guardare qualcuno che mangia con gusto è un modo per condividere il banchetto, senza però ingrassare. Infine, c’è chi fa rientrare il video nel genere ASMR, Autonomous sensory median response: ovvero, suoni e sussurri che rilassano comunicando una sensazione di benessere. Quali sono? Le confezioni aperte, il rimestio degli spaghetti, i risucchi dei sughi, le labbra che schioccano e le mandibole che lavorano a pieno ritmo. Sempre nella cultura asiatica, sono suoni che vengono particolarmente apprezzati, contrariamente all’Occidente dove far sentire rumore mentre si mangia viene visto come cattiva educazione.
Le star del mukbang
Una delle più famose mukbanger è Shugi, con ben due milioni di follower. Lei, in una sola volta, è in grado di mandar giù quattro tteokbokki, ossia gnocchi di riso glutinoso, conditi con salsa piccante. Zach Choi, altra star del settore, vive negli Stati Uniti. Lui resta in silenzio durante i pasti, ma si serve di un microfono per amplificare il rumore dei panini scartati, delle patatine che scrocchiano, degli sbriciolamenti delle panature e dei gorgoglii delle bevande gassate.
Gli esperti di mukbang fanno nascere il fenomeno nel 2009 su Afreeca Tv, piattaforma sudcoreana di streaming, come risposta all’isolamento dei giovani nell’era digitale. Secondo Statistic Korena, del resto, negli ultimi 15 anni la percentuale di chi vive solo è passata dal 15,5 al 28,6 per cento. Nel 2017 erano soli 5.620.000 di persone. Nel 2018, a giovani e vedovi, si sono aggiunti coloro che hanno tra i 45 e i 64 anni, 1,6 milioni di persone in più. Sono nati locali per gli honjok, i solitari. All’epoca in cui nacque il mukbang, invece, chi era solo mangiava a casa e non andava mai al ristorante. Diventò quasi naturale accendere il computer e trovare qualcuno nella stessa condizione che potesse fare compagnia. Il passo successivo fu capire che questo poteva diventare un business e che si potevano fare soldi.
Il blog My Korean Husband aggiunge un particolare: c’è comunque molto della cultura asiatica nel fenomeno, ossia provare piacere nel vedere qualcuno che prova piacere. In Occidente, il segno d’amore è non mangiare se non mangia il compagno, evitare di abbuffarsi in sua presenza; in Corea, accade l’opposto. Qualcuno a dieta porta a pranzo un amico, ordina una porzione dietro l’altra e gli indica anche in che ordine servirsi, pur digiunando. Altra differenza con l’Occidente è la centralità del pasto, non la sua preparazione. Noi siamo pieno di programmi che fanno vedere come friggere, come cuocere e che si concludono con un rapido assaggio; in Corea, esistono anche i cookbang, i video in streaming in cui si cucina il banchetto del mukbang, ma sono considerati molto meno interessanti.
Mukbanger è influencer
Mukbanger e influencer hanno molto in comune: entrambi guadagnano partendo da zero e grazie al web, trasmettendo le proprie capacità comunicative e creando comunità di fan. I mukbanger trasmettono solitamente in giorni fissi e in orario serale. I guadagni dipendono da quanto si è celebri e dal modo in cui si usa la piattaforma streaming.
In Corea del Sud si guadagna con le donazioni da parte di chi guarda il video, negli Usa i ricavi arrivano prevalentemente dagli sponsor, da Youtube, dalla vendita di ebook e dalla recensione dei prodotti. Si possono guadagnare anche 100 mila dollari all’anno.
Si spende, per il mukbang, ma i ricavi sono circa il doppio. E non pensate che chi alimenta questo fenomeno sia grasso. Tutt’altro. Spesso, infatti, le calorie ingurgitate vengono abbondantemente smaltite con intensi allenamenti per restare in forma. C’è chi dice di passare otto ore in palestra ogni giorno. Nel Regno Unito c’è chi dice di aver lasciato il proprio lavoro per dedicarsi al mukbang. Storie di business, storie di libertà, storie di condivisione.