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Come la pandemia ha cambiato il settore edilizio in Italia

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L’edilizia, pur trovandosi  da tempo in una situazione di difficoltà, nel 2019 aveva fatto registrare alcuni segnali di vitalità in specifici segmenti di mercato, una leggera ripresa dei livelli di fiducia degli imprenditori accompagnata da maggiori difficoltà per le imprese di minori dimensioni. Infatti, nel 2019 in Italia sono calati sia il numero di occupati (-68.000 pari al -5%) che il numero di imprese attive (-2.337 pari al -0,3%) ma, nonostante queste dinamiche, gli indici della produzione edilizia hanno presentato nel biennio 2019/2020 livelli stabili o in lieve incremento.

Tali indici sono stati, però, determinati da andamenti divergenti secondo i principali macro-segmenti.

Infatti, si è verificata da un lato un’ulteriore riduzione degli investimenti in nuova edilizia privata, mentre dall’altro si è consolidato un trend di leggera ripresa delle attività di riqualificazione del patrimonio abitativo (+0,3 miliardi) e si è registrata una crescita di 6 miliardi di euro dei valori messi a bando per le opere pubbliche.

Sono soprattutto le aziende più strutturate a reggere i contraccolpi della pandemia sopraggiunta in Italia durante i primi mesi del 2020.

Se nel 2019 sono diminuiti gli occupati, sono calati gli importi messi a bando dalle pubbliche amministrazioni ed è salita la cassa integrazione, nei primi mesi del 2020 la pandemia ha assestato un ulteriore colpo alla produzione edilizia, che ha ripreso quota a settembre grazie all’avvio del Bonus 110% e ad una serie di misure sblocca cantieri.

La seconda ondata di Covid-19 ha fermato la ripresa, e le preoccupazioni sono tali che oltre il 50% del settore prevede maggiori difficoltà o addirittura la chiusura. Prospettive pesanti attutite dalla crescita delle ristrutturazioni che dovrebbero registrare un +30% secondo le previsioni fatte a campione.

Quadro non dei migliori nella speranza di un rallentamento della pandemia e soprattutto, del Recovery Plan che dovrebbe aiutare il rilancio del settore attraverso un piano di messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati, di manutenzione del territorio e di prevenzione del dissesto idrogeologico e di meccanismi che premino l’orientamento conservativo e la rigenerazione urbana.

Riqualificazione urbana ed efficientamento

Un elemento vitale per le prospettive di rilancio del settore deriverà dal contributo e dall’impegno delle pubbliche amministrazioni, per sostenere, incentivare e realizzare le attività di riqualificazione urbana, la messa in sicurezza degli edifici pubblici e, soprattutto, l’efficientamento energetico grazie anche al Bonus del 110%.

Su questi temi le opinioni degli imprenditori sono concordi nell’indicare come urgenti e molto efficaci, per la ripresa delle attività di tutte le aziende del comparto, gli investimenti diretti per l’edilizia scolastica, l’Ecobonus per la riqualificazione energetica (che raccoglie poco meno del 90% di giudizi favorevoli) e, più in generale, un piano nazionale per l’ammodernamento infrastrutturale del Paese.

Tali impegni, però, non saranno sufficienti in assenza di interventi sia di carattere normativo che operativo, capaci di trasformare in maniera radicale il modo di lavorare delle Pubbliche Amministrazioni.

Solo attraverso una semplificazione ed un efficientamento generale della macchina amministrativa, infatti,  si potrà rimuovere uno dei principali vincoli che frenano lo sviluppo del nostro Paese.

Nel quadro generale di forte incertezza e di timori per il futuro dovuti alla pandemia, si sono accentuati i processi di trasformazione già manifestati negli scorsi anni e che determineranno notevoli e radicali cambiamenti di scenario anche per il settore edile. La digitalizzazione e la sostenibilità ambientale degli edifici, infatti, rappresenteranno gli elementi fondamentali di rilancio del settore.

La realizzazione di nuovi immobili dovrà essere concepita secondo criteri che consentano l’autonomia energetica, il risparmio e il contenimento dell’utilizzo di materiali non riciclabili, fino al suo azzeramento. Pertanto, anche la progettazione dovrà cambiare prevedendo ampi spazi per soluzioni condivise quali co-housing, co-working e servizi collettivi. Oltre a ciò gli imprenditori sono anche consapevoli che il futuro sarà sempre più caratterizzato dal prevalere delle attività di recupero e riqualificazione urbana.

Le aziende, tra mille difficoltà, si stanno muovendo in questo senso. Ma va sottolineato che questo sforzo va sostenuto ed incentivato. Il Bonus del 110%, seppure importante, non è sufficiente. Oltre a ciò, quello di cui ha un urgente bisogno il settore, è quello di avviare un forte taglio alla macchina burocratica, semplificando e snellendo le procedure per accelerare l’iter realizzativo di qualsiasi intervento.

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