Che cos’è l’ipersonnia
Abbiamo già parlato dell’insonnia come di una malattia sempre più ‘moderna’, acuita dal rumore di fondo che oggi ci costringe a stare svegli o ci fa svegliare di soprassalto in piena notte. Ma dormire poco è come dormire troppo: anche l’ipersonnia, infatti, fa male. Quest’ultima forma di disturbo può essere causata dal sonno diurno, la cosiddetta narcolessia, dall’obesità, dall’apnea notturna, da alcuni medicinali e può portare a mal di testa persistente e arrivare persino a influenzare la produzione di ormoni.
Chi dorme troppo, infatti, non è detto che dorma bene. E soprattutto che si svegli riposato e fresco come una rosa. Affatto. Non solo: l’ipersonnia è un fattore di rischio per la depressione, il diabete e l’ictus. Chi apre gli occhi dopo tante ore di sonno è irritabile, prova una sensazione di mancanza di fame e di energia, ha vuoti di memoria più frequenti di chi dorme un numero di ore adeguate.
Ma perché accade tutto ciò? Durante il sonno, in condizioni normali, il cervello continua in realtà a lavorare e a elaborare le informazioni ricevute durante il giorno. Questo ci fa svegliare riposati, rinnovati nella mente e nel fisico. Se questo riposo notturno viene a mancare, però, il corpo attiva la modalità stress, richiedendo una stimolazione ulteriore. Durante il fine settimana, solitamente, questo disturbo si presenta in maniera ancora più dirompente. Vuoi perché non ci sono gli orari di lavoro, vuoi perché si tende ad autogiustificare le ore in più a letto per ricaricare le pile.
Quante ore bisogna dormire
Come già sappiamo, dormire da sette a nove ore è la dosa giusta di sonno per un adulto. Sono le ore che servono per un recupero completo. Non è però un dato oggettivo, questo, nel senso che ci può essere chi necessita di 11 ore di riposo ininterrotto e non per questo soffre di ipersonnia. Diciamo che per capire se si è dormito il numero giusto di ore, l’indicatore principale è il benessere diurno. Se invece ci si sente costantemente addormentati, non si riescono a mettere insieme i pensieri e a far fronte ai compiti in programma, significa che sono presenti dei disturbi del sonno.
Ci sono dei consigli e dei suggerimenti per aiutare a dormire meglio. Né poco e né troppo. Il tutto per evitare che questa situazione si cronicizzi. Prima di tutto, bisogna pianificare l’orario in cui andare a dormire, facendo il possibile per svegliarsi presto la mattina: poco alla volta, diverrà un’abitudine. In pratica dobbiamo educare fisico e cervello a non sforare con gli orari, né la sera né la mattina. Si può impostare la sveglia oltre la lunghezza del braccio, il che ci obbligherà ad alzarci per spegnerla. Altrimenti, allungando solo il braccio, sarà molto più facile riaddormentarci dopo aver spento la sveglia. Se invece la troppa sonnolenza fosse causata dai farmaci, è regola buona e giusta chiedere consigli al proprio medico.